Incontinenza fecale: un approccio completo al benessere intimo

Dr.ssa Alessandra Marchi

Sono un’ostetrica con una formazione e una vocazione specifica sul perineo. L’interesse e la passione per quest’area del corpo sconosciuta ai più è nata e maturata nel tempo, raccogliendo le tante esperienze di donne con disturbi di varia natura come il dolore e constatando le ridotte risposte terapeutiche che venivano offerte loro. Per questo motivo ho deciso di aprire il Centro Salute Pelvi a Torino.

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Incontinenza Fecale: sintomi, diagnosi, cure

L’incontinenza fecale è una condizione che impatta profondamente sulla qualità della vita di chi ne soffre. Essa si verifica quando una persona perde il controllo dei movimenti intestinali, risultando in perdite involontarie di aria fecale e/o di feci. Questo disturbo, sebbene sia spesso sottovalutato e poco discusso, può influire gravemente sulla sfera emotiva, psicologica e sociale

In questo articolo, esploreremo la natura dell’incontinenza fecale, i suoi sintomi, le cause principali, le modalità di diagnosi e le opzioni di trattamento, con l’obiettivo di offrire informazioni complete ed esaustive per chi vive con questa condizione.

Cos’è l’incontinenza fecale?

L’incontinenza fecale è una condizione medica caratterizzata inizialmente dalla perdita involontaria di feci e/o gas intestinali, con la possibilità di peggiorare nel tempo. Questo disturbo può presentarsi con diversi livelli di gravità e frequenza, variando da episodi occasionali a perdite continue. 

Si stima che circa il 5% della popolazione soffra di incontinenza fecale, con una prevalenza maggiore tra le donne e un’incidenza che aumenta con l’età. Nelle donne, questa condizione è più frequente a causa della maggiore vulnerabilità degli sfinteri e dei muscoli del pavimento pelvico per motivi anatomici. Dopo il parto, è particolarmente comune: si stima che il 10% delle donne soffra di incontinenza fecale (e il 30% di incontinenza urinaria).

Questi disturbi possono avere un impatto significativo sul benessere emotivo e psicologico, ma sono spesso reversibili se trattati tempestivamente. È importante rivolgersi senza esitazioni a professionisti sanitari esperti per ricevere l’aiuto adeguato.

Tipologie di incontinenza fecale

L’incontinenza fecale si presenta in diverse forme, classificate in base alla gravità del disturbo.

  • Soiling: si manifesta con la perdita involontaria e incontrollabile di piccole quantità di muco o feci. Il paziente può notare slip imbrattati, un segnale da non sottovalutare poiché potrebbe rappresentare l’esordio di forme più gravi di incontinenza fecale.
  • Incontinenza ai gas intestinali: consiste nella perdita involontaria di aria intestinale, spesso durante sforzi fisici come sollevamento di pesi, tosse o starnuti. Sebbene non costante, può comunque generare imbarazzo e disagio.
  • Incontinenza moderata: caratterizzata da perdite significative di feci liquide e gas, con maggiore impatto sulla quotidianità.
  • Incontinenza completa: la forma più grave, in cui si verifica una perdita incontrollata di feci solide, liquide e gas. Gli episodi sono frequenti e spesso imprevedibili, compromettendo gravemente la vita sociale e le attività quotidiane.

Per capire ancora meglio questa problematica, è importante capire quali sono i sintomi correlati.

Sintomi dell’incontinenza fecale 

I sintomi dell’incontinenza fecale variano ampiamente a seconda della gravità e possono includere:

  • Perdite involontarie di feci e gas: questi episodi possono essere occasionali o frequenti, variando da lievi perdite a perdite più sostanziali. Possono accadere durante attività fisiche come sollevare pesi, tosse o starnuti, o improvvisamente senza preavviso.
  • Difficoltà nel controllo dell’evacuazione: spesso chi soffre di incontinenza fecale ha difficoltà a riconoscere o rispondere tempestivamente al bisogno di evacuare; la conseguenza sono episodi di perdita prima di raggiungere il bagno.
  • Sensazione di evacuazione incompleta: dopo aver utilizzato il bagno, molti pazienti sentono che l’intestino non è completamente vuoto, una condizione che può essere accompagnata da crampi e disagio.
  • Urgenza incontrollabile: in alcuni casi, la necessità di evacuare è così repentina e impellente da non permettere di raggiungere il bagno in tempo, con conseguenti perdite di feci liquide o solide.

Questi sintomi possono presentarsi in modo intermittente, manifestandosi solo in specifiche circostanze come durante l’esercizio fisico o dopo l’ingestione di certi cibi, oppure possono essere costanti, influenzando significativamente la vita quotidiana del paziente. Capirne le cause è il primo passo per affrontare il disagio.

Cause dell’incontinenza fecale

L’incontinenza fecale è causata da una combinazione di fattori fisici, neurologici e psicologici che compromettono la capacità del corpo di controllare le funzioni intestinali. Ecco le principali cause di questa condizione:

  • Lesioni ai muscoli sfinteriali: i muscoli degli sfinteri sono cruciali per il controllo delle feci. Qualsiasi danno diretto può causare incontinenza.
  • Traumi al pavimento pelvico durante il parto: lesioni ostetriche (come lacerazioni ed episiotomia) causate da un parto lungo e difficile possono danneggiare i muscoli del pavimento pelvico e degli sfinteri. È comune che dopo il parto le donne soffrano di perdite di gas intestinale (dal 19% al 46%) e di feci (dal 2,4% all’8%), sintomi che possono persistere a lungo (circa il 10% anche a 12 anni dal parto). Purtroppo questo problema è considerato un tabù che porta le donne a non affrontare il problema per vergogna, né con il medico né con i familiari.
  • Lesioni dovute a precedenti interventi chirurgici proctologici: interventi come emorroidectomia, fistulectomia e resezioni del retto possono compromettere il controllo delle feci. Altre procedure come la radioterapia possono indurire il retto, riducendo la capacità di controllare gli impulsi defecatori.
  • Alterazione qualitativa delle feci: la diarrea cronica facilita la perdita di controllo degli sfinteri a causa della consistenza delle feci. Anche la stipsi cronica può danneggiare i muscoli del pavimento pelvico e provocare un accumulo di feci dure, compromettendo ulteriormente la funzionalità intestinale.
  • Lesioni anatomiche e/o funzionali delle strutture nervose: danni ai nervi pelvici che controllano gli sfinteri possono rendere difficile mantenere il controllo delle feci. Questi danni possono derivare da condizioni come la neuropatia del nervo pudendo con o senza sindrome del perineo discendente (pregresso trauma ostetrico), lesioni spinali, lesioni cerebrali o diabete.
  • Malattie infiammatorie intestinali: patologie come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa possono causare infiammazione e danni alla mucosa intestinale, influenzando negativamente la capacità di controllo delle feci.
  • Malformazioni ano rettali (M.A.R.): uno dei problemi più comuni e di lungo termine per i pazienti trattati per malformazioni ano-rettali (MAR), chiamate erroneamente anche “ano imperforato”, è l’incontinenza fecale. Questa condizione può derivare da un malfunzionamento della muscolatura, una ridotta sensibilità anorettale o da un’alterata motilità intestinale. È particolarmente angosciante per i bambini e i loro genitori, ma anche per adolescenti e adulti. L’incontinenza fecale può infatti causare sensi di colpa e imbarazzo, portando a significative ripercussioni psicologiche che possono compromettere l’autostima.

Tutte queste cause evidenziano la complessità dell’incontinenza fecale e sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare nella diagnosi e trattamento.

incontineza fecale: come affrontarla

Diagnosi dell’incontinenza fecale

La diagnosi dell’incontinenza fecale inizia con una visita approfondita in cui lo specialista raccoglie informazioni dettagliate sulla storia clinica del paziente e sui sintomi riferiti. Il medico si interessa anche di eventuali patologie preesistenti, come malattie neurologiche, disturbi gastrointestinali o interventi chirurgici precedenti, gravidanze e parti che potrebbero contribuire alla condizione. Inoltre, il paziente viene interrogato riguardo alla frequenza e all’intensità dei sintomi, come la perdita involontaria di feci, la necessità urgente di evacuare o la difficoltà a trattenere le feci.

Oltre all’anamnesi, è necessario procedere con un esame fisico, che include una valutazione del pavimento pelvico e del tono sfinteriale. In questo modo si esaminano la forza e il tono dei muscoli pelvici, che sono cruciali per il controllo delle funzioni intestinali. La valutazione della tonicità di questi muscoli può fornire indicazioni sulla gravità del problema e su eventuali debolezze muscolari o danni. 

Si prosegue poi con un’ispezione per valutare la coesistenza di altre patologie ano-rettali ed eventuali esiti cicatriziali di pregressi interventi chirurgici. Attraverso il ponzamento si valuta la presenza di prolasso rettale o discesa del pavimento pelvico.

In alcuni casi può essere necessaria una manometria anorettale, un esame che misura la pressione all’interno dell’ano, i riflessi e la capacità dello sfintere anale di trattenere le feci. Questo test aiuta a comprendere la funzionalità del sistema nervoso e muscolare coinvolto nel controllo dell’intestino e può essere particolarmente utile per identificare eventuali anomalie nei meccanismi di controllo sfinterico.

Solo in determinate situazioni, per escludere la presenza di patologie intestinali, come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa, è possibile ricorrere a un esame endoscopico. Visualizzando direttamente l’interno del tratto intestinale si possono identificare eventuali segni di infiammazione, ulcere o altre anomalie che potrebbero essere responsabili della condizione.

In alcuni casi può essere necessaria la defecografia, un esame radiologico utile per le disfunzioni del pavimento pelvico che causano problemi nella defecazione. Si esegue utilizzando un mezzo di contrasto baritato diluito iniettato direttamente nell’ampolla rettale che permette di studiare i rapporti reciproci degli organi opacizzati durante la defecazione.

Infine, per una valutazione più approfondita dei muscoli e dei nervi pelvici, potrebbero essere utili una risonanza magnetica (RM) o una ecografia pelvica. Questi esami di imaging forniscono informazioni dettagliate sulla struttura del pavimento pelvico, sulle eventuali lesioni ai muscoli o ai nervi, e su altre anomalie anatomiche che potrebbero influire sul controllo delle feci. La risonanza magnetica, in particolare, è particolarmente utile per esaminare il sistema nervoso e rilevare danni o compressioni a livello spinale o pelvico.

In ogni caso è bene ricordare che molto spesso un’anamnesi e una valutazione fisica sono sufficienti per arrivare a una diagnosi precisa e per impostare un percorso di guarigione efficace. La cosa importante è rivolgersi a professionisti competenti capaci di indirizzare al meglio i pazienti.

Trattamenti per l’incontinenza fecale

Data la varietà delle cause dell’incontinenza fecale e i diversi gradi di severità, è fondamentale personalizzare il trattamento per ciascun paziente. Ecco le principali opzioni terapeutiche:

  • Modifiche dietetiche: adottare una dieta equilibrata che favorisca regolarità intestinale e la formazione di feci compatte è cruciale, sia per mitigare la diarrea che per alleviare la stipsi. Questo può significativamente aiutare a gestire l’incontinenza fecale.
  • Terapia medica: se la dieta non è sufficiente, possono essere prescritti farmaci antidiarroici e clisteri evacuativi utili a mantenere l’ampolla rettale vuota e a facilitare il controllo delle evacuazioni.
  • Riabilitazione del pavimento pelvico: essenziale per rafforzare i muscoli sfinterici e migliorare il controllo fecale. Il piano di riabilitazione varia a seconda delle specifiche esigenze del paziente e può includere:
  1. Chinesiterapia pelvi-perineale: questa “ginnastica pelvica” rinforza la muscolatura pelvica. Gli esercizi coinvolgono la zona vaginale e/o anale, a seconda del disturbo. Le posizioni variano: supina, su un fianco, ginecologica, seduta o in piedi. Per ridurre i sintomi è fondamentale proseguire gli esercizi anche a casa.
  2. Biofeedback: questa tecnica riabilitativa del pavimento pelvico è pensata per rieducare il paziente attraverso esercizi che simulano una ginnastica dello sfintere anale. Per rilevare le pressioni esercitate dai muscoli si utilizza una piccola sonda inserita nel canale anale e parte dell’ampolla rettale; un computer trasforma i dati trasmessi dalla sonda in impulsi e barre di colore, rappresentanti le contrazioni e i rilassamenti muscolari, in modo che il paziente possa controllare l’esecuzione corretta degli esercizi in tempo reale sul monitor. Per i bambini, è possibile utilizzare elettrodi esterni al posto della sonda rettale per aumentare il comfort.
  3. Elettrostimolazione funzionale (SEF): questa tecnica riabilitativa impiega una piccola sonda posizionata in prossimità della muscolatura del pavimento pelvico e collegata a un dispositivo che regola la stimolazione elettrica. Si tratta di una tecnica passiva che applica stimoli elettrici ai muscoli per migliorarne la funzione, con un duplice effetto: genera impulsi nervosi che provocano contrazioni muscolari e migliora la propriocezione, incrementando la sensibilità muscolare.

Nei casi più gravi si può ricorrere alla stimolazione elettrica del nervo sacrale – indicata in pazienti che non presentano difetti strutturali degli sfinteri – o alla chirurgia con intervento di sfinteroplastica che permette la riparazione dello sfintere laddove sia presente una lesione traumatica o iatrogena dei muscoli.

In generale il cambiamento del proprio stile di vita – alimentazione e riabilitazione perineale – è sufficiente per ripristinare la condizione da un punto di vista fisico. Tuttavia non bisogna trascurare l’aspetto psicologico

Le persone che soffrono di incontinenza spesso sperimentano sentimenti di vergogna, ansia e frustrazione. La paura di eventi imbarazzanti può portare all’isolamento sociale e alla riduzione delle interazioni con gli altri, compromettendo le relazioni e il lavoro. Ecco perché talvolta può rivelarsi molto utile un supporto psicologico. Con un approccio olistico alla problematica si raggiunge infatti un benessere a 360 gradi.

L’incontinenza fecale è reversibile?

L’incontinenza fecale – così come quella urinaria femminile e maschile – è una condizione che può essere gestita efficacemente attraverso una combinazione di trattamenti che vanno dai cambiamenti nello stile di vita alla fisioterapia, fino ad interventi medici quando necessario. La diagnosi precoce e un approccio terapeutico mirato sono fondamentali per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre. 

È importante che le persone colpite da questa condizione non si sentano isolate, ma che cerchino supporto medico per un trattamento adeguato. Quindi se ne hai bisogno non esitare a contattarci per una consulenza e scoprire le soluzioni personalizzate per te.

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